Competenze di comunicazione e aspetti manageriali: il mix perfetto per diventare Communication Management.
Partirà il 22 Novembre il Master in Communication Management. La teoria, unita ad esercitazioni, case history, role play ti faranno diventare, a tutti gli effetti, un manager aziendale capace anche di misurare economicamente ogni singola azione e portare i risultati all'azienda con evidenti benefici.
In una piacevole conversazione con il direttore del Centro di Documentazione Giornalistica, Marcella Cardini, abbiamo parlato del Master, dei diversi moduli, ma anche dell'importanza di una buona Comunicazione Aziendale e Istituzionale .
Direttore Marcella Cardini, se diciamo "Centrostudi Giornalismo e Comunicazione" di cosa parliamo?
Il Centrostudi Giornalismo e Comunicazione è una scuola di alta formazione mirata a sviluppare il talento delle persone grazie ad una didattica ispirata ai valori dell'eccellenza, della competenza, dell'innovazione, del rispetto e della coerenza dei comportamenti. Nasce con lo scopo di realizzare attività di formazione nel campo del giornalismo e della comunicazione, attraverso percorsi formativi frontali, su misura e online che si avvalgono di oltre 45 anni di conoscenza profonda di questi ambiti professionali e delle loro regole.
Partirà il 22 Novembre prossimo il vostro Master in Communication Management. Sbaglio o siete tra i pochi in Italia ad organizzare un Master simile?
Il Master in Communication Management viene effettivamente svolto in Italia da pochissime scuole di alta formazione. Fonda gli elementi delle comunicazione con quelli delle scienze manageriali, un binomio di competenze di altissimo livello che permette al communication manager di essere considerato a tutti gli effetti un manager aziendale. E questo approccio è una novità per questa figura professionale.
Quale figura professionale forma?
Il Master forma la figura del "responsabile" della comunicazione di colui che: progetta, organizza e gestisce gli aspetti comunicazionali di un'organizzazione, elabora strategie di comunicazione interna ed esterna e, grazie alle competenze manageriali acquisite, ne sa misurare flussi e risultati.
Il master è composto da 16 corsi divisi in 4 Aree: Skill individuali, Gestione manageriale della comunicazione, Comunicazione: strategie e obiettivi, Communication Specialist. Prevedete la possibilità di frequentare singolarmente questi moduli?
Assolutamente sì. Abbiamo offerto la possibilità di iscriversi al Master, ad un area o ad un singolo corso. Un'offerta formativa modulare permette a chiunque di trovare una risposta alle proprie esigenze. I corsi si svolgono in formula executive, il venerdì ed il sabato. Molti dei partecipanti sono infatti professionisti del mondo della comunicazione che intendono aggiornarsi o hanno bisogno di aggiungere capacità manageriali come il team working, le competenze relazionali e di business, leadership, coaching e problem solving al proprio bagaglio professionale.
Quali sono gli elementi più innovativi del Master o di qualche percorso in particolare?
L'elemento più innovativo, e che ha avuto maggior successo, è l'unione tra le competenze di comunicazione e gli aspetti manageriali. Queste competenze, fuse tra loro, permettono al communication manager, di conoscere e saper misurare ogni azione di comunicazione svolta, calcolandone ad esempio, il ROI. Queste competenze ne elevano il livello professionale, portandolo di diritto ad essere considerato un manager aziendale, con un peso decisionale estremamente forte all'interno di un'organizzazione.
Il modello formativo che proponete è di tipo teorico-pratico: in che modo unite questi due elementi fondamentali per l'inserimento lavorativo e la crescita professionale?
Il limite delle formazione in Italia è dato spesso dall'eccessiva teoria rispetto alla pratica. Pensiamo all'Università, che di pratico non ha quasi nulla all'interno di un percorso pluriennale. Nella nostra offerta formativa i due aspetti, teoria e pratica, vanno invece sempre di pari passo. Ogni singolo modulo è corredato da esercitazioni, case history, role play. Chiunque esca dai nostri corsi avrà la possibilità di mettere immediatamente in pratica quanto imparato, perché già provato in aula.
Aggiungo che al termine del Master viene discusso un final project. Il progetto viene proposto da alcune aziende in base alle loro necessità e sviluppato dagli allievi.
In questo modo questi ultimi avranno la duplice opportunità di verificare quanto realmente appreso su un caso reale e di far valere le proprie capacità e conoscenze direttamente ad un responsabile aziendale.
L'opportunità lavorativa che può derivare da questa presentazione è particolarmente interessante, nessun colloquio di lavoro potrebbe mai offrire una simile occasione.
In un periodo di crisi economica come quella che stiamo attraversando, che ruolo riveste, secondo Lei, la Comunicazione? Penso soprattutto alle aziende, alle quali non basta più solo avere buone idee o un buon prodotto, ma è necessario, anzi, direi fondamentale saperli comunicare. Il caso del Presidente Guido Barilla insegna come una frase ("Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale) può rivelarsi un boomerang.
Il caso Barilla ha ormai fatto scuola ed è un esempio chiaro di quanto la comunicazione possa impattare in maniera positiva o negativa su una società. Una comunicazione efficace porta benefici e opportunità di mercato. Durante i periodi di crisi spesso le aziende tendono a tagliare i budget di comunicazione proprio perché non ne riconoscono il valore. Per questo è importante saper misurare la comunicazione. Rispetto ad un comunicatore "tradizionale" il communication manager saprà infatti misurare economicamente ogni singola azione e potrà così portare i risultati alla direzione con degli evidenti benefici anche di natura economica.
Recentemente su "Il Fatto Quotidiano" è uscito un articolo dal titolo "I migliori giornalisti della mia generazione non lavorano più…nei giornali" in cui si metteva in luce la crisi che sta attraversando il giornalismo, anzi, i giornalisti. Si dovrebbe forse rivedere questa figura professionale, magari reinventandola e mettendo a disposizione le regole del giornalismo per una comunicazione aziendale o Istituzionale?
Per rispondere avremmo bisogno di pagine e pagine. La figura del comunicatore e quella del giornalista sono diverse tra loro, anche se profondamente collegate. Spesso in Italia questa distinzione non esiste. Basti pensare alle legge 150, che avrebbe dovuto regolare la figura dei giornalisti all'interno degli uffici stampa della pubblica amministrazione. Indubbiamente un buon giornalista può essere di enorme aiuto all'interno di una struttura di comunicazione, a patto che conosca però le regole per fare comunicazione. In una struttura aziendale avere entrambe le figure professionali può essere un perfetto mix.
Come crede che si possa "sfruttare" l'essere giornalisti in altri campi, magari sul web?
Con la crisi del giornalismo "tradizionale" soprattutto i più giovani stanno cercando spazio sul web. Il web cambia alcune logiche giornalistiche ma non muta quelle che sono le competenze e le conoscenze che un professionista deve avere. La formazione professionale è un elemento imprescindibile, che non può essere sostituito in alcun modo. Il web è un'opportunità, a patto che regole deontologiche basilari come per esempio il controllo delle fonti vengano rispettate. Chiunque può produrre contenuti sul web, non esistono più i filtri dati dai giornali. Consideri però che il 90% delle notizie date ad esempio dai blogger che trattano aspetti giornalistici sono riprese da fonti tradizionali, sulle quali si apre un dibattito. E questo va bene. Il problema è il restante 10% di notizie pubblicate. Chi le controlla? Chi le "timbra"? Sono bufale? Il web può essere un'opportunità anche per far conoscere il proprio lavoro, ma mai senza una corretta formazione.