Spesso si legge sui giornali o si ascolta in tv una frase che più o meno suona così: gli italiani non vogliono più fare certi lavori. Il problema esiste, ma il punto non è che gli italiani siano diventati improvvisamente sfaticati e con la puzza sotto il naso. L’evoluzione della nostra società da industriale a terziaria ha comportato uno slittamento verso quest’ultimo settore della gran parte della forza lavoro, a partire agli anni Ottanta e per tutti gli Novanta fino alla crisi economica del 2008. In pratica, veniamo da 30 anni, quindi una generazione, nella quale si sono moltiplicati i servizi e si è naturalmente richiesta una formazione connaturata ad essi.
Così facendo è salita la domanda di particolari figure addette all’erogazione, alla gestione e allo sfruttamento di questi servizi, con corsi di laurea più brevi e quasi tutti di concetto. La globalizzazione però ha comportato due effetti: l’aumento della velocità degli scambi e delle operazioni, l’aumento delle piazze disponibili per gestire un sistema di servizi (delocalizzazione) esattamente come avviene per la manifattura. In sostanza, si è passati ulteriormente da un sistema terziario a uno digitale, globalizzato, nel quale perfino le professioni più sicure del terziario (esempio il posto in banca) stanno venendo meno. Per non essere travolti da questa rivoluzione occorre cambiare la propria forma mentis. Bisogna volgere a proprio vantaggio la situazione, approfittando proprio degli strumenti che hanno contribuito a crearla.
Cercare lavoro su internet non è facile, ma possiamo utilizzarlo per capire alcuni dati fondamentali. Il primo è che la formazione non è un fenomeno cristallizzato, ma è come un magma. Anche quando si è in possesso delle migliori competenze per un certo tipo di impiego, non è assolutamente scontato che quell’impiego non si evolva e muti o confluisca in un altro, indipendentemente dalle mansioni svolte. Per questo motivo, bisogna prima conoscere il mercato di riferimento, capire cosa cercano i datori di lavoro, che tipologie di mansioni sono richieste.
Un buon metodo per rendersi conto di come cambia il mercato del lavoro è quindi quello di leggere i principali portali di annunci oppure siti come Cercacorsiemaster, che grazie alla loro directory localistica, riescono a fare uno screening completo delle competenze più richieste, quelle per le quali è utile seguire un corso di formazione o un master universitario.
Per trovare lavoro online comunque è necessario conoscere fino a che punto le proprie competenze possano essere utili, dove possano essere migliorate e che tipo di proposta possiamo fare al potenziale datore. Va anche detto che in un’epoca come questa, potreste essere costretti a valutare l’ipotesi del lavoro autonomo. Mettersi in proprio è ancora più difficile che andare a sostenere un colloquio o sottoporre il proprio curriculum a decine di potenziali recruiter. Se si lavora da autonomi è necessario farsi conoscere, dimostrare di saper fare il proprio lavoro, attraverso il proprio sito personale o il profilo sociale. Il sito personale è il luogo ideale dove poterci mettere in piazza, illustrando chi siamo e cosa facciamo. Ma nel mondo moderno, della sharing economy, non è possibile limitarsi a dire che sappiamo fare una cosa: occorre farla. Le storie di maggior successo online parlano di intraprendenza, testardaggine, voglia di emergere. Sono qualità che nel mondo moderno, digitale, basato su offerte di servizi tra loro concorrenziali e (ahinoi) a più basso costo, valgono ancora di più. Pe questo motivo chi si ferma è perduto.
Alcune storie di successo parlano di autentiche rivoluzioni, di giovani che hanno studiato una determinata materia, ma che nell’impossibilità di trovare un’occupazione in quel settore, hanno fatto una svolta a 360 gradi, magari nella direzione delle professioni sul web, frequentando corsi avanzati e stage, proponendosi senza remore col loro lavoro, crescendo professionalmente anno dopo anno fino a crearsi il tanto agognato stipendio.
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